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Emergenze Archeologiche

MONTE FRUNDAS Il monte Frundas, che raggiunge una quota massima di 230 m s.l.m., è posizionato nel settore orientale del territorio di Muros, e rappresenta una fra le ultime propaggini meridionali del massiccio di monte Muros di Osilo che si affaccia sul rio Mascari. Un'evidente nota cromatica è data dalla presenza della ginestra odorosa, che per tutta la primavera accende di giallo i versanti meridionali del monte. I campi di grano circostanti sono invece punteggiati da numerosi perastri, uniche specie arboree spontanee sopravvissute alla trasformazione agricola. Tale presenza è sottolineata anche dal fitonimo ''Pirastedu''. In cima al monte Frundas, nella zona di Su Runatolu, è presente uno fra i pochi nuraghi del territorio: Su Nuraghe. Ginestra odorosa Nome scientifico: Spartium junceum L. Sardo (variante locale): 'inistra Famiglia: Leguminosae Specie perenne cespugliosa, o a portamento di alberello, alta sino a 2 m, con fusti cilindrici di color verde, molto tenaci anche se compressibili. È una caducifoglia invernale caratterizzata da una profumata ed esaltata fioritura primaverile, color giallo-oro intenso. Il frutto è un piccolo legume falciforme. Con la sua evidente nota di colore primaverile, costituisce un peculiare elemento del paesaggio vegetale del territorio di Muros dove riesce a colonizzare suoli pesanti come argille e marne. Il potente e complesso apparato radicale della ginestra odorosa contribuisce notevolmente a consolidare il terreno dei pendii franosi dove vegeta. Nuraghe Santu Giorzi Il nuraghe si trova in località Santu Giorzi. Costituiva una postazione di controllo rispetto al passaggio sottostante, successivo alla gola di Canechervu e presso il fiume, usato come fonte di approvvigionamento idrico. Si trovava inoltre in contatto visivo con il nuraghe di Sa Turricula. Nella stessa area, oltre a materiali di età nuragica, sono stati rinvenuti reperti di età romana, mentre il toponimo indica la presenza di una chiesa dedicata a San Giorgio. Conglomerato Il sito è caratterizzato da conglomerato, una roccia sedimentaria clastica, appartenente alla classe delle rudite coerenti. Si tratta di rocce di colore variabile e distribuito in maniera irregolare ma con chiare tonalità biancastre. La tessitura è definita da elementi subarrotondati di natura quarzosa, con un diametro superiore ai 4 mm (meno frequentemente di natura feldspatica e solo raramente compaiono frammenti di gusci o impronte di gasteropodi), inglobati in una matrice più fine di sabbia a grana media, cementata da calcare.

MONTE SIMEONE Monte Simeone, che raggiunge un'altezza massima di 319 m s.l.m., appartiene, per caratteristiche litologiche e giaciturali, al complesso sedimentario di monte Tudurighe e monte Terras dai quali risulta separato dai fenomeni erosivi che hanno esplicato maggiormente la loro azione in corrispondenza delle discontinuità tettoniche, responsabili dell'attuale strutturazione del territorio. La presenza di termini arenacei, soprattutto nei settori basali dell'ammasso roccioso, permette la formazione di cenge e tafoni che conferiscono al paesaggio un aspetto aspro e movimentato. Assenti le formazioni arboree, sostituite da associazioni secondarie come la macchia e la gariga, sono presenti vaste aree a pascolo, costituite da specie erbacee caratteristiche dei luoghi aridi. Biancospino Nome scientifico: Crataegus monogyna Jacq. Sardo (variante locale): Carariggiu, Cararizu Famiglia: Rosaceae Il biancospino comune, detto anche azaruolo selvatico è una specie a portamento arbustivo o, talora, arboreo. Si tratta di una specie caducifoglia con rami provvisti di numerose spine acute e foglie con profonde incisioni per lato. L'infiorescenza, che si manifesta tra il mese di aprile e quello di maggio, è formata da un corimbo di fiori bianchi che ricoprono l'intera pianta. Altrettanto spettacolare è la vistosa fruttificazione che, con i suoi toni rosso fuoco, accende la stagione autunnale ed invernale. Il biancospino gravita su un ampio areale di distribuzione (specie paleotemperata) vivendo a quote comprese tra il livello del mare ed i 1500 m di altitudine, entrando a far parte di caratteristiche siepi e cespuglieti. Tomba di giganti Presso monte Simeone si trova la tomba di giganti omonima; costituita da una serie di lastre megalitiche infisse nel terreno che delimitano la camera sepolcrale, di forma rettangolare, mentre non ci sono evidenti tracce dell'esedra, testimoniata dal rinvenimento appena a valle di un frammento della stele centinata. Si tratta di un monumento funerario collettivo di età nuragica, che probabilmente è da collegare ai nuraghi di Sa Turricula e Santu Giorzi. Nel 2001 scavi abusivi hanno distrutto il deposito stratigrafico all'interno della tomba, con la perdita pressoché integrale dei materiali deposti, e hanno anche compromesso l'equilibrio statico del monumento. Calcare compatto l sito è caratterizzato da calcare compatto, una roccia sedimentaria organogena, appartenente alla classe delle rocce calcaree. La roccia costituisce il nucleo di un piccolo rilievo che si eleva dalle piatte colline assumendo l'aspetto di un piccolo ''Tacco''. È composta quasi interamente da un calcare biancastro, a struttura detritica, disposto in bancate, disarticolate da sistemi di fratture che isolano grossi blocchi. La componente fossilifera è rappresentata quasi esclusivamente da frammenti di bivalvi; presenta talora frattura concoide e quasi sempre tessitura compatta.

MONTE TUDURIGHE Il massiccio del monte Tudurighe, con la vetta che raggiunge i 411 m s.l.m., costituisce il sito più elevato del territorio dopo il monte Muros (460 m s.l.m.). Rappresenta uno straordinario scenario paesaggistico e panoramico, costituito dai boschi sempreverdi nel versante ombroso di Sa Crabola, da macchia mediterranea, garighe e pascoli nel costone occidentale e da aspre e scoscese rupi mioceniche, a corona, nei ripidi versanti nord-orientali. Limonio racemoso Nome scientifico: Limonium racemosum (Lojac.) Diana Corrias Famiglia: Plumbaginaceae Specie perenne alta sino a 60 cm, a volte però solo 5 cm, con portamento talora slanciato. Fiorisce in primavera, palesando piccolissimi calici azzurrini, tra le nude rocce calcaree mioceniche ad est di Sassari, lontano dalle coste marine. Si tratta di una specie rarissima: è infatti un endemismo esclusivo della Sardegna con areale puntiforme relativo a poche località presso Sassari, Tissi, Osilo e Muros, fra cui le rupi settentrionali del monte Tudurighe a strapiombo nel versante di Sa Crabola. Sa Turricula Il sito di Sa Turricula, sullo spartiacque tra le valli del Mascari e del Bunnari, ha enorme importanza come insediamento della fase più tarda della cultura di Bonnanaro (facies di Sa Turricula tra 1600-1500 a.C.), a cavallo con il periodo nuragico. Nei pressi, in località Funtana 'e 'Casu (Osilo), c'è un dolmen, mentre nell'area più elevata si trova il nuraghe Sa Turricula. Il nuraghe, in epoca punica e romana, a partire dal III secolo a.C., venne utilizzato come edificio cultuale, dedicato ad una dea del grano, come indica il rinvenimento di statuette tipo Sarda Ceres, conservate ora nel museo Sanna di Sassari. Calcare fossilifero Il sito è caratterizzato da calcare fossilifero, una roccia sedimentaria organogena, appartenente alla classe delle rocce calcaree. Si tratta di rocce di colore biancastro, caratterizzate dalla presenza esclusiva di valve di ostree (organismi marini tipici di mare poco profondo) concentrate sulle superficie. La tessitura è compatta ed è costituita in prevalenza da calcite e da piccole quantità di materiale detritico, come clasti di quarzo e altri silicati.

MONTE TERRAS E S'ISETRI Il rilievo montuoso di monte Terras, con quota massima a 304 m s.l.m., è ubicato nel settore settentrionale del territorio di Muros. La caratteristica forma del rilievo che sembra adattarsi perfettamente al versante meridionale del monte Tudurighe nonché la notevole differenza altimetrica rispetto a quest'ultimo, lascia supporre che il monte Terras non sia altro che una porzione del monte Tudurighe scivolato verso il basso a causa di importanti fenomeni tettonici gravitativi legati alla formazione della valle del Mascari. È caratterizzato da una cresta di rupi mioceniche che dalla vetta degradano ad occidente, sino a sfiorare l'ansa profonda del rio Mascari, a quota 150 m s.l.m., in corrispondenza dello sbocco della valle di Badde Padru. Questa corona rocciosa, rivolta a sud per una lunghezza di circa 700 m, risente di una forte insolazione ed ospita solo poche specie vegetali rupicole e xerofile, capaci di tollerare queste avverse condizioni climatiche e pedologiche. Ruta d'Aleppo Nome scientifico: Ruta chalepensis L. Sardo (variante locale): Ruta, Ruda Famiglia: Rutaceae È una specie perenne provvista di un fusto legnoso abbastanza ramificato e di un'infiorescenza costituita da petali gialli dotati di caratteristiche frange. Il frutto è una capsula a quattro lobi. Vive nel sud-mediterraneo a quote comprese tra 0 e 800 m s.l.m., preferibilmente non molto distante dalle coste, colonizzando rupi, vecchi muri, garighe e macchie xerofile. Fiorisce tra aprile e luglio ed è considerata specie medicinale: dalla ruta si ricava infatti, per distillazione con vapor d'acqua, un olio essenziale acre ed amaro usato come emenagogo ed in liquoreria. Nel territorio di Muros è abbastanza diffusa, entrando a far parte sia della gariga che della macchia arida, anche presso muri a secco e ruderi. Domus di monte Terras e S'Isteri Nel costone calcareo di monte Terras, dietro lo stabilimento della Sarda Graniti, in un terreno privato, si trova una necropoli di ''domus de janas'', la cui prima notizia è nell'elenco Forteleoni del 1902; sono almeno 5, in stato di conservazione pessimo e in gran parte crollate; restano visibili le sezioni. Sono di tipo monocellulare, tipologia che si sviluppa a partire dal neolitico medio, perciò potrebbero ipoteticamente essere ricondotte all'insediamento della medesima epoca nella Grotta dell'inferno, che si trova a circa un chilometro in direzione nord-ovest. A circa 100 m in direzione sud, sulla cima di un piccolo rilievo adiacente la Sarda Graniti che è stato sventrato per il passaggio della camionale parallela alla S.S. 131, si trova la domus di S'Isteri. Sicuramente costituiva una propaggine della necropoli di monte Terras, come indica il tipo di domus in entrambi i casi monocellulare. Evidente lo stato di degrado causato dall'erosione e i problemi di staticità dei monumenti.