Comune di Muros Articolo Abitato Il percorso parte dal tratto meridionale di via Brigata Sassari, in prossimità dell'incrocio per Cargeghe, per poi proseguire lungo via Cesare Battisti, via Eleonora d'Arborea e via Roma, dov'è situata la chiesa di San Gavino. Successivamente, imboccando le scale di via Cavour, si raggiunge via IV Novembre, fino ad arrivare a via Mannu, per poi procedere per via Principe Umberto, ove è collocata la fontana monumentale. L'anello si chiude ritornando a via Brigata Sassari, in corrispondenza di piazza della Repubblica. Andando avanti, in direzione di Cargeghe, è infine visitabile il cimitero monumentale. Come attestato da alcuni documenti, il centro abitato di Muros risale all'epoca dei Giudicati, in cui già risulta la denominazione della villa. Nel corso del XIV secolo il villaggio passò agli Aragonesi e, a partire dalla metà del Seicento, ai marchesi Martinez di Monte Muros. Passaggi storici, questi, che emergono, seppure non in maniera evidente, dalla lettura diretta del tessuto edilizio, riccamente stratificato, in prevalenza certamente anteriore al 1843 (iconografia del De Candia), e con ogni probabilità di fondazione medievale, come attesta la conformazione planimetrica degli isolati. Tale tessuto è generalmente costituito da cellule abitative, ad uso residenziale, organizzate su uno o due piani in elevazione, con coperture a falde semplici o doppie, tradizionalmente rivestite con coppi in cotto, e contraddistinte, di regola, da un disegno di facciata semplice ed essenziale, che realizza un'autonoma identità figurale. Sono presenti, inoltre, piccole fabbriche con diversa funzione (cantine, locali ad uso agricolo, depositi, questi ultimi spesso trasformati in garages), costituite dal solo pianterreno, solitamente con tetto a pendenza unica, realizzate con tecniche costruttive tradizionali peculiari del luogo. Nel contesto 'diffuso' spiccano, oltre alla chiesa di San Gavino (XIV-XVII secolo), alla fonte pubblica (XIX secolo) ed al cimitero monumentale, alcune costruzioni di notevole pregio, in sporadici casi presumibilmente databili all'epoca aragonese, in altri riferibili al marchesato dei Martinez, e, più frequentemente, qualificate da una veste architettonica ascrivibile al periodo compreso tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. Tali ipotesi cronologiche si fondano, sostanzialmente, sull'analisi della cartografia storica ottocentesca, nonché sull'interpretazione dei caratteri formali dell'edilizia, non risultando possibile, dunque, definire datazioni precise e certe, che necessiterebbero, di contro, di approfondimenti archivistici e dell'analisi dei caratteri costruttivi adoperati per la realizzazione di murature, volte, solai, coperture, scale, elementi di finitura, ecc., spesso non agevolmente investigabili. Ad ogni modo, è possibile affermare che il tessuto urbano non ha subìto notevoli trasformazioni, ad esclusione dell'area corrispondente all'attuale piazza della Repubblica, sventrata qualche decennio fa, e che il patrimonio edilizio, nonostante i ripetuti rimaneggiamenti nel corso dei secoli, è riuscito a conservare i caratteri peculiari tradizionali. In dettaglio, le strutture più antiche sembrano essere quella in via Cesare Battisti, 4 dove il disegno delle cornici in pietra delle finestre al primo piano richiama modelli algheresi, ascrivibili al XVI-XVII secolo       Altro esempio significativo, verosimilmente riconducibile all'epoca dei marchesi Martinez di Monte Muros, è rappresentato dall'edificio in via Cavour, 2 costituito dal solo pianterreno e contraddistinto da spessori murari consistenti, oltre che dalla presenza di un portale a tutto sesto e dal cantonale ad angolo con via Roma, entrambi realizzati in bugnato. La lettura della conformazione planimetrica dell'area, ed in particolare l'assenza di un sagrato antistante la chiesa, farebbe supporre che esso sia anteriore all'ampliamento della stessa, ovvero al periodo compreso tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo. Numerosi, invece, sono gli episodi edilizi caratterizzati da un apparato decorativo di gusto sette-ottocentesco, spesso ottenendo risultati formali di un certo interesse, tramite l'uso di un linguaggio essenziale, ma raffinato, definendo un apparato scultoreo in pietra caratterizzante paraste, cantonali, cornici di balconi e finestre, portali, fasce marcapiano, trabeazioni. Rappresentativi in tal senso sono i corpi in via Roma,1 via Brigata Sassari, 13, via Mannu, 5 e via Brigata Sassari, 38. In particolare, gli ultimi due casi esibiscono, in facciata, segni di un precedente assetto, ovvero il primo denuncia l'aggiunta di un piano, di recente fattura, attestata dall'interruzione dei cantonali e dalla posizione dell'originaria trabeazione; il secondo, invece, esibisce un tratto di cornice di coronamento appartenente all'attiguo edificio, oggi non più esistente. Databili al XX secolo, invece, sono alcune fabbriche non presenti nelle piante storiche di fine Ottocento, tra cui quella in via Cesare Battisti, 20 contraddistinta da un apparato decorativo riproponente stilemi settecenteschi, che distingue le cornici delle finestre e le sottostanti specchaiture a rombi, la trabeazione a dentelli, ecc., attestando un apprezzabile impegno verso la ricerca di un linguaggio architettonico, con risultati di indubbio significato culturale. Di fondazione precedente rispetto a quest'ultimo esempio, ma oggetto di un intervento di ristrutturazione novecentesca, è l'immobile in via Eleonora d'Arborea, 8, dove, coerentemente con la maniera eclettica che contraddistingue l'epoca, vengono scelte forme liberty. Di più incerta datazione sono gli episodi di edilizia 'diffusa', costituita, come già accennato, da strutture molto essenziali, ma di grande interesse culturale, conservando ancora i tratti originari. Tra essi sono da notare quelli in via Brigata Sassari, 54, 22 e 29, tutti costituiti dal solo pianterreno. In particolare, il primo mostra un portale a tutto sesto a bugne, qualificanti altresì le cornici delle finestre e le paraste, il portone in legno inciso con decorazioni floreali, il tutto sormontato da una trabeazione a dentelli. Il secondo ha anch'esso un ingresso ad arco a tutto sesto, affiancato, come il caso precedente, da due finestre squadrate, e sormontato da copertura a falda unica. Il terzo è caratterizzato da paraste bugnate e cornicione in pietra, oltre che da decori geometrici, con ogni probabilità di inizio Novecento. Coeve ad esso sono l'organismo situato al civico 44 della medesima strada, contraddistinto da un cantonale ornato in stile liberty, e quello in via Roma, 23, marcato da una trabeazione in pietra con medaglioni inscritti in quadrati. Degni di nota sono, inoltre, alcuni stabili ad un piano, quali quello in via Cavour, 1 , dal disegno semplice, segnato da una trabeazione in pietra e da una cornice modanata della finestra del primo livello; in via Cesare Battisti, 10-12, con vani di accesso squadrati e finestre con cornice a dentelli, di tono ingenuo ma decoroso, insieme all'attiguo civico 14, dove la continuità della trabeazione attesterebbe, antecedentemente, l'unitarietà tra i due corpi; in via Brigata Sassari, 28 e in via Roma, 15, entrambi distinti da cantonali a bugne in corrispondenza del primo piano e da trabeazione a dentelli decorata. Infine, si segnalano piccole fabbriche ad uso agricolo o adoperate come cantine e depositi, che in taluni casi consentono di analizzare la tipologia delle tecniche costruttive tradizionali. Significative in tal senso sono le strutture in via Cavour, 4 e in via IV Novembre 16 e 17, le quali conservano solai lignei, seppure apparentemente piuttosto recenti, nonché offrono una lettura delle apparecchiature murarie, entrambe in pietra cantone, ma realizzate con conci di differente pezzatura e lavorazione. Di notevole interesse sono i corpi siti in vicolo Ariosto, mostranti un'apparecchiatura a conci irregolari in pietra calcarea, con riferimento ai quali si evidenzia altresì la conservazione di un piano pavimentale in battuto di cemento. Interessante è anche la piccola costruzione a pianterreno in via Principe Umberto, 14, con muratura squadrata in pietra cantone a vista e trabeazione aggettante, dal disegno semplice e discreto. Per quanto concerne le tipologie tradizionali dell'ambiente urbano il centro storico di Muros presenta alcuni ''tipi fondamentali'' che lo caratterizzano e qualificano e che pertanto vanno salvaguardati e recuperati al patrimonio culturale della collettività. Il tipo edilizio base trae origine dall'evoluzione de ´sa domo', l'abitazione monocellulare primitiva, similmente a quanto è avvenuto per 'su casalittu' dell'agro turritano, ´su cuile' della Nurra o ''lu stazzu''gallurese; anche se queste tipologie, per la verità, erano diffuse prevalentemente in campagna, mentre ´sa domo' ha costituito il tessuto di base originario del primitivo centro abitato e rappresenta anch'essa la forma più povera ed elementare di abitazione del bracciante o del pastore, non essendo altro che la traduzione ''urbana''della capanna rurale. La vita della famiglia si svolgeva in un unico ambiente di 20-30 metri quadrati. Tutto era realizzato in grande economia e la capanna per i ricoveri temporanei e i recinti per gli animali erano anche il modello dell'alloggio stabile nel centro abitato. Le condizioni igieniche non erano certo eccellenti. La pavimentazione in terra battuta, su cui si stendeva la stuoia per la notte, e le pareti erano spesso prive di intonaco. Talvolta la cellula dispone di un rozzo soppalco che occupa solo una parte della superficie ed è costituito da un'orditura di tronchi più o meno diritti con un impalcato di rozze tavole o di canne secche affiancate e legate con giunchi. La destinazione tradizionale è quella di deposito di legna da ardere, di pagliaio e di dispensa per viveri (legumi, formaggio, olio, olive in salamoia, ecc.). Il collegamento a terra avviene mediante scala a pioli, raramente fissa. La copertura è a falda unica, con sgrondo verso la strada. Da questo tipo base, in relazione al crescere della famiglia, se ne sviluppano tanti altri che diventano a loro volta tipologie essenziali e caratterizzanti: viene introdotto un disimpegno sul quale si aprono la porta d'ingresso sulla strada e l'accesso alla cellula base, che risulta così un po' diminuita di superficie. Si crea un ampliamento minimo a sviluppo verticale, costituito da due piani monocellula sovrapposti. La sopraelevazione è estesa a tutta l'area di base. Sezione: Il paese 2024 Comune di Muros