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Emergenze Ambientali

ROCCA RUJA La regione di Rocca Ruja comprende il versante orientale del pianoro di Su Padru di Ossi che si affaccia sulla valle di Badde Ivos. È caratterizzata da nuclei di boschi caducifogli a roverella, con alcuni esemplari di notevoli dimensioni, intercalati a macchie e garighe rupicole, ad una quota fra 300-350 m s.l.m. Fra il crinale di rocce si trova la seconda grotta che impreziosisce il patrimonio speleologico del territorio di Muros: Su Puttu de Sa Rocca Ruja.La grotta presenta due ingressi che conducono a due pozzi fra essi paralleli di cui uno porta ad una piccola cavità rivestita da concrezioni minerali. La lunghezza della grotta è di 65 m, con uno sviluppo complessivo di 90 m ed un dislivello massimo negativo di 26 m. La Roverella Nome scientifico: Quercus pubescens Willd. Sardo (variante locale): Chelcu, Rovaru Famiglia: Fagaceae Albero caducifoglio alto sino a 25 m, con portamento talora cespuglioso. I rami giovani e la pagina inferiore delle foglie sono coperti da un fitto strato di peli biancastri (da cui il nome della pianta) ed i fiori compaiono fra aprile e maggio. Vive dal livello del mare sino a 1200 m di altitudine. Nel territorio di Muros la roverella è distribuita principalmente nel settore sud-occidentale; sul versante NE di Sa Rocca Ruja per una superficie di circa 10 ha è presente l'unica formazione pura di questa specie. È possibile inoltre osservare alcuni individui isolati di vetuste roverelle che, per le loro notevoli dimensioni (10-15 m di altezza e 50-100 cm di diametro), sono considerati alberi monumentali.+ La''domus'' La ''domus'' di Rocca Ruja è una tomba ipogeica (cioè scavata nella roccia) a facciata architettonica, tipologia diffusa in un'area ristretta del sassarese introdotta in età nuragica (dal 1300 a.C.), che riproduce sulla roccia la fronte delle tombe di giganti. L'esterno è arcuato, a delimitare l'esedra; presso la facciata sono due fori dove si trovavano dei piccoli betili; l'interno comprende un unico ambiente. L'interno e l'esterno sono stati rimaneggiati nel 1942, quando l'ipogeo venne usato come rifugio antiaereo. È monumento sottoposto a vincolo archeologico. Calcare detritico Il sito è geologicamente caratterizzato dal calcare detritico, una roccia sedimentaria organogena appartenente alla classe delle rocce calcaree. È formata da un calcare biancastro, disposto in bancate di media potenza immergenti verso SO, che danno luogo al piccolo altipiano che si affaccia sulla valle del Mascari con alte pareti verticali, su cui sorge il paese di Ossi. La componente prevalente è la calcite, con subordinate quantità di materiale detritico, come clasti di quarzo e altri silicati.

SAN LEONARDO Presso l'omonima cava si trovano due strade antiche, la prima, che si inerpica verso Canechervu, detta di Santu Lionardu; la seconda, che discende verso Badde Ivos, detta Coa de Redulas. La massicciata è realizzata con pietre calcaree sbozzate, di medie e grandi dimensioni e, ad intervalli, con modine trasversali di forma allungata e più regolare. Secondo fonti orali, in corrispondenza della cava sarebbero state trovate sepolture in dolio, ad indicare la presenza di una necropoli e quindi di un villaggio risalente all'occupazione romana (dal 238 a.C.). Anche alcuni confronti inducono a datare il primo impianto delle strade ad epoca romana. Esse probabilmente erano deverticula, strade secondarie che collegavano i villaggi rurali alla strada principale del fondovalle Questa località prende il nome da un'antica chiesa, della quale restano solo tratti della pavimentazione e delle fondazioni. Qui si trovava il villaggio di Irbosa, che probabilmente ricalcava un insediamento romano (presenza delle strade Santu Lionardu-Coa de Redulas e della necropoli in dolio nell'area di cava). In esso nell'XI secolo si tenne un'assemblea presieduta dal giudice Barisone. Il villaggio si spopolò nel XIV secolo, a causa delle epidemie, ma la chiesa rimase attiva almeno fino al 1688, quando venne visitata dal vescovo di Sassari. Nel 1843 Angius, relativamente alle rovine di Muros, dà notizia di un antico villaggio denominato Tatareddu, che aveva per titolare della chiesa San Leonardo, e registra la presenza delle rovine di un grande edificio a livello delle fondazioni.

BADDE OLIA Badde Olia, al confine col territorio di Sassari è una stretta valle, incisa dall'omonimo corso d'acqua (rio Badde Olia), alle pendici del monte Fenosu, fra i 150 ed i 250 m s.l.m. Costoni rocciosi miocenici nel versante sud-est, macchia e boschi sempreverdi nel versante nord-occidentale, separati da un corso d'acqua torrentizio, sono le peculiarità che diversificano questo settore, con una cospicua ricchezza di specie vegetali ed animali. Il toponimo ''Badde Olia'' è un fitonimo, ossia un nome di località associato ad una specie vegetale che la contraddistingue e rappresenta: in questo caso si tratta dell'olivo che ha battezzato la zona ''Valle dell'olivo''. Scardaccione Nome scientifico: Dipsacus fullonum L. Famiglia: Dipsacaceae Pianta con un ciclo biologico biennale, alta da 1 a 3 metri. Le foglie, con margine dentato, sono cosparse di spine, specialmente sulla nervatura centrale. L'infiorescenza, che si sviluppa fra maggio e agosto, è rappresentata da un capolino di forma ovoidale, spinosissimo, costituito da numerose corolle lillacine. Vive su tutto il territorio nazionale, con preferenza per l'area della vite, presso luoghi umidi e ombrosi, non disdegnando neppure gli incolti, le macerie ed i ruderi, dal livello del mare sino ad una quota massima di 1400 m. Nel territorio di Muros lo scardaccione selvatico non è frequente; spesso viene confuso con un'altra specie simile e più diffusa, ossia lo scardaccione spinosissimo (Dipsacus ferox Loisel.). Miliario All'imbocco della salita di Scala di Giocca, presso il ponte sul rio Bunnari, venne rinvenuto nel 1823 un miliario di età romana, ora al Museo Sanna (Sassari). Si tratta di un segnale stradale, iscritto su un cippo in calcare, indicante la distanza di XVI miglia da Turris, l'antica Porto Torres. L'iscrizione indica che fu posizionato nel 67-68 d.C. lungo la strada che collegava Turris Libisonis a Karales (Cagliari). Non è da escludere che anche il ponte rimaneggiato sia di età romana. Oltre il ponte, in territorio di Sassari, si trova un edificio diroccato, dove vi era una gualchiera (impianto per la produzione del panno) dei frati minori, come prova lo stemma francescano datato 1727. Calcare arenaceo Il sito è geologicamente caratterizzato dal calcare arenaceo, una roccia sedimentaria clastica appartenente alla classe delle Rocce carbonatiche. Rocce di colore giallastro caratterizzate da pseudostratificazioni dovute alla presenza di livelli carbonatici più o meno teneri. Sono calcari formati secondariamente per distruzione meccanica di rocce calcaree preesistenti con nuova deposizione in ambiente marino. Presenti diffusamente nel territorio di Muros alla base, o intercalate, nel calcare organogeno compatto.

MONTE FENOSU Costituisce la naturale continuità del versante sud-occidentale del monte Tudurighe. La superficie topografica rappresenta la parte sommitale della potente bancata di calcare compatto che immerge con decisione verso SO. La roccia è ammantata da una tenue coltre di suolo rossiccio che sostenta formazioni vegetali erbacee che spiegano il senso del toponimo monte Venosu. Il versante orientale che precipita ripido verso il rio Badde Olia, appare ricoperto da formazioni legnose arbustive ed arboree per una superficie di circa mezzo kmq (50 ha) sino alle creste rocciose presso la Grotta dell'inferno. La restante porzione è invece interessata da formazioni vegetali erbacee, suffruticose (garighe) ed arbustive della macchia mediterranea. Timo arbustivo Nome scientifico: Thimus capitatus (L.) Hofmgg. Et Lk. Sardo (variante locale): Timu Famiglia: Labiatae Pianta aromatica legnosa e perenne alta da 30 a 60 cm. Le sue piccole foglie carenate sono dotate di ghiandole puntiformi da cui scaturiscono gli olii caratteristici di questo timo. I fiori, che sbocciano da maggio a giugno, sono piccole corolle roseo-purpuree grandi meno di un cm, distribuite a formare un'infiorescenza di forma ovoidale spesso bottinata da insetti impollinatori e da api mellifere. Diffuso nelle aree più calde del mediterraneo orientale ad altitudini comprese fra 0 e 600 m s.l.m, nel territorio di Muros è pressoché costante nelle zone calcaree. Sabbia calcarea Il sito è caratterizzato da Sabbia calcarea, una roccia sedimentaria clastica appartenente alla classe delle rocce carbonatiche. Si tratta di sedimenti di colore giallastro, costituiti da frammenti calcarei di natura litoide o organogena e da granuli arrotondati di natura quarzosa e feldspatica. Il cemento che unisce i granuli è di norma carbonatico, generalmente calcitico. La loro formazione deriva dalla distruzione meccanica di rocce calcaree preesistenti, con nuova deposizione in ambiente marino e con il saltuario apporto di sedimenti di origine fluviale.

PENTUMAS La regione di Pentumas, letteralmente ''ripari sotto roccia'' o ''scarpate e precipizi rocciosi'', è localizzata nel limite orientale del territorio di Muros. È limitata a S da una formazione lacustre che funge da fascia di raccordo con il settore attraversato dal Mascari per versanti poco acclivi, denominati ''Sa Pala Murina'' per il tipico colore grigiastro. È una zona calda ed assolata, priva di vegetazione arborea, con ampie superfici nude destinate a pascolo o ricoperte da rade formazioni erbacee e sub-arbustive, e da pochi lembi di macchia mediterranea e lande a cisto. La sughera Nome scientifico: Quercus suber L. Famiglia: Fagaceae Sardo (variante locale): Suaru, Suru Albero sempreverde alto sino 15-20 m con foglie simili a quelle del leccio, ma con una caratteristica scorza del fusto che la contraddistingue. Fiorisce fra aprile e maggio e fruttifica in autunno-inverno. Specie tipicamente mediterranea fino a 800 m di altitudine è parte integrante di macchie e foreste sempreverdi, specialmente su suoli silicei di natura vulcanica. Nel territorio di Muros non è molto diffusa, la ritroviamo infatti solo nella zona di Pentumas. Andesite alterata Il sito è caratterizzato da andesite alterata, una roccia magmatica effusiva, appartenente al chimismo Intermedio. Normalmente le andesiti presentano una colorazione bruno-nerastra o marroncina, tessitura porfirica e struttura massiccia. Nel nostro caso la roccia interessata da fenomeni alterativi è stata ridotta ad un sabbione poco coerente. Tra i componenti essenziali vi sono il plagioclasio e la biotite, mentre tra gli accessori il quarzo, l'orneblenda, il pirossenoed il vetro.

RIO MASCARI Nasce dalla confluenza del rio de Montes col rio Murrone, provenienti entrambi dal territorio di Cargeghe. Da questo punto, a quota 153 m s.l.m. e dopo circa 300 m, entra nel territorio di Muros e lo percorre per circa 5 km sino alla confluenza col rio Badde Olia. Attraversando una stretta valle di origine tettonica pochi corsi d'acqua contribuiscono alla sua portata complessiva. Il regime fluviale, di tipo torrentizio, alterna una stagione di piena, dal tardo autunno all'inizio primavera, con una stagione di magra corrispondente all'estate. Pervinca sarda Nome scientifico: Vinca sardoa (Stearn) Pign Sardo (variante locale): Giampana Famiglia: Apocynaceae Pianta perenne alta da 20 a 50 cm, con foglie ovali provviste di un picciolo lungo 1 cm circa. Fiorisce dalla fine dell'inverno sino a tutta la primavera, sfoggiando grandi corolle violette del diametro di 5-7 cm. Specie endemica della Sardegna, dove vive preferibilmente fra luoghi umidi e ombrosi, boschi e siepi, dal livello del mare sino ai 600 m di altezza s.l.m. Lungo il rio Mascari la pervinca sarda colonizza ampie superfici, che diventano spettacolari al momento della massima antesi. Formazione lacustre Il sito è caratterizzato da formazione lacustre di roccia vulcano-sedimentaria, appartenente alla classe delle rocce pelitiche. Si tratta di sedimenti tufacei teneri di colore generalmente biancastro, al più grigiastro con minuta stratificazione piano-parallela, comprendenti sedimenti cineritici e pomicei, limi, marne grigio-cenere e sottili orizzonti calcareo-arenacei.

SCALA DI GIOCCA Scala di Giocca si caratterizza per la particolare conformazione geomorfologica di antichi sedimenti marini miocenici, disposti a formare un costone roccioso molto acclive con esposizione sud-orientale. Con pendii molto ripidi, aridi ed assolati, quasi privi di vegetazione arbustiva ed arborea, demarca una netta differenza col versante opposto della valle del rio Badde Olia, interessato invece da macchia mediterranea e boschi sempreverdi. La zona presenta un habitat molto particolare atto ad ospitare solo specie vegetali ed animali in grado di tollerare le avverse condizioni fisiche e climatiche del luogo. La flora si contraddistingue per la presenza del cappero comune, della violaciocca rossa e dell'endemico limonium racemosum Cappero comune Nome scientifico: Capparis spinosa L. Sardo (variante locale): Tàppara Famiglia: Capparidaceae Pianta perenne dal portamento arbustivo o scandente. I rami sono lisci e le foglie sono di forma rotondeggiante o subovali. I fiori, molto belli e vistosi color bianco-rosati, compaiono fra maggio e giugno mentre il frutto è una bacca contenente molti piccoli semi. Il ''cappero'' commerciale è costituito dalle gemme fiorali coservate sotto sale o sott'aceto. L'unico sito del territorio di Muros dove è possibile osservare il cappero comune si trova presso le imponenti rupi di Scala di Giocca, al confine col territorio di Sassari. Calcare arenaceo in strati Il sito è caratterizzato da calcare arenaceo in strati, una roccia sedimentaria clastica appartenente alla classe delle rocce carbonatiche. Si tratta di rocce di colore biancastro, a tessitura detritica ed elevata componente clastica, costituite da granuli calcarei di natura litoide o organogena uniti da cemento carbonatico, generalmente calcitico. La struttura è fittamente stratificata in livelli di spessore inferiore al metro, spesso caratterizzati dalla diminuzione della dimensione di grana dal basso verso l'alto.

SA CRABOLA Rappresenta il versante nord, fresco ed ombroso, del monte Tudurighe, ammantato da una foresta rigogliosa di querce sempreverdi che ha permesso lo sviluppo e la conservazione, nonostante la forte pendenza, di un suolo rossiccio che impedisce la vista delle formazioni rocciose sottostanti. Il bosco di Sa Crabola occupa una superficie di circa 25 ha ed è costituito quasi solo di leccio. Alla base della corona rocciosa che svetta sopra il bosco, a circa 500 m a NNO della Grotta dell'inferno, sopravvive un magnifico e vetusto esemplare di corbezzolo che, per le sue eccezionali dimensioni sia in altezza (circa 10-12 m) che in diametro (circa 40-60 cm), viene considerato un vero e proprio monumento vegetale o patriarca naturale. Corbezzolo Nome scientifico: Arbutus unedo L. Sardo (variante locale): Aridoni, Braghi-braghi, Meradoni Famiglia: Ericaceae Specie sempreverde alto anche 10 m. La sua corteccia è rossastra e le foglie appaiono lucide, coriacee, con forma lanceolata e margine dentellato. I fiori, con corolla bianco-giallastra, compaiono nel tardo autunno contemporaneamente alla maturazione dei caratteristici frutti rosso fuoco o purpurei. Specie esclusivamente mediterranea vive fino a 800 m s.l.m. entrando a far parte della classica macchia o come elemento del sottobosco. Nel territorio di Muros non è molto diffuso. Il sito è caratterizzato da calcare organogeno compatto, una roccia sedimentaria organogena appartenente alla classe delle rocce calcaree, che forma alte pareti verticali dove si apre la ''Grotta dell'inferno''. Composto in prevalenza da calcite, con subordinate quantità di materiale detritico (clasti di quarzo e altri silicati), appare in grosse bancate immergenti verso SO, con limitate intercalazioni di sedimenti calcarei arenacei. Sugli strati superficiali sono presenti fossili.

SU MONTE In località Su Monte, in prossimità del deposito dell'acqua, fu rinvenuta nel 1975 una statuina femminile in gesso color avorio, ora esposta al Museo Archeologico Nazionale ''G.A. Sanna'' di Sassari. È alta 11 cm, larga 6,5 cm e spessa 5,2 cm e appartiene alla serie degli idoli di stile geometrico e volumetrico, espressione artistica che nasce con la cultura di Bonuighinu, nel neolitico medio sardo (5800-3800 a.C.). Le statuine di questo tipo rinvenute nell'isola sono 27: esse rappresentano per alcuni una divinità femminile, rigeneratrice e portatrice di abbondanza, per altri semplicemente l'amata compagna dell'uomo; le forme sono opulente, ma non erotiche, i volumi circolari. Il taglio cilindrico della testa è distintivo delle statuette sarde, e le differenzia da quelle dello stesso tipo di altre culture mediterranee. Quella di Muros ha una particolarità: sulla sommità è inciso un cerchio concentrico con banda raggiata, mentre nella zona occipitale è presente un'emergenza conica, forse un'acconciatura.